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Abbiamo vinto – Che faccia avrebbe il mondo nel 2030?

Posted on Wed 12 July 2023 in personal

Chiudo gli occhi per un attimo, e sotto l'intermittente brusio di voci intorno a me, sento degli uccelli cinguettare, degli scoiattoli rincorrersi raspando la corteccia degli alberi, le fronde che stormiscono quando si alza il vento. Un paio di volte all'ora passa un rombo: un'ambulanza, un furgone dei traslochi, una macchina in affitto per chi deve spostare cose o persone che è difficile spostare in altro modo. Ma da quando il trasporto privato a motore è scomparso, il 2030 è un tempo silenzioso. Abbiamo smesso di avere mezzi propri non tanto perchè il trasporto pubblico sia divenuto eccezionale (anche se sì: i mezzi pubblici + 10 minuti di camminata consentono di raggiungere qualunque luogo), ma perchè non abbiamo più così tanto bisogno di andare più lontano di quanto possiamo raggiungere a piedi, in bici, o in pattini. Ci siamo trasferiti in un luogo in cui ci sentiamo in pace: vicino a un take away thai, un cinema, e una pizzeria se volevamo il brusio della città; nelle vicinanze (o nel cuore) del bosco, se quello è ciò che ci dà respiro. Abbiamo tutti il privilegio di tornare a casa senza sentire il bisogno di fuggire altrove.

E' successo lentamente, e se non altro è stato uno dei pochissimi effetti positivi del Covid-19. Abbiamo iniziato a lavorare da casa durante la pandemia, e ci siamo resi conto che per molti versi era infinitamente meglio dell'ufficio. Le aziende a un certo punto hanno provato a chiedere che ci facessimo vedere regolarmente in ufficio, ma chi è arrivato al punto di esigerlo si è ritrovato a fronteggiare le dimissioni delle persone più talentuose e presto a concedere di lavorare per lo più da casa. A quel punto, la prossimità all'ufficio non è più così determinante, e abbiamo potuto trasferirci dove ci sentivamo in pace. Anche se quello della distanza è ancora per lo più un privilegio dei colletti bianchi, la settimana lavorativa è per tutti stata ridotta a 25 ore, e ci si aspetta che durante un colloquio di lavoro ogni candidato sia in grado di parlare di se stesso e dei suoi hobby.


Nel 2030 abbiamo tutti un rispetto reverenziale per la natura, in ogni forma. Osserviamo gli alberi grandi da sotto in su come dei guardiani che ci proteggono, con i fusti maestosi e le fronde intrecciate come un acchiappasogni; gli alberi giovani dall'alto in basso come dei figli da proteggere; i fiori come meravigliose espressioni di colore.

E di pari passo con un rapporto armonioso con la natura, abbiamo anche maturato un rapporto molto più positivo con i nostri corpi. Una cosa scioccante dalla prospettiva del 2020 è che tutti fanno il bagno nudi, prendono il sole nudi. Non solo perchè è consentito, ma soprattutto perchè nessuno se ne vergogna, e anche perchè abbiamo capito che non c'è un altro modo: che come facciamo la doccia senza nulla addosso, non si capisce perchè dovremmo coprirci per fare il bagno. Di riflesso, è andata a bagno l'industria dei costosi coprigenitali di plastica che ospitano ricche colture batteriche. La pagina Wikipedia di oggi riporta che "era un'industria multimiliardaria fondata sul nascondere il fatto che circa la metà dei bagnanti ha lo stesso tipo di genitali, l'altra metà l'altro tipo". Di conseguenza, le spiagge nudiste non esistono più – o meglio, tutte le spiagge lo sono, perchè andare in spiaggia con il costume attira gli stessi sguardi sbalorditi che nel 2020 attirava l'andarci nudi. Non ci sono più le occasioni perdute di arrivare a una spiaggia meravigliosa e non poter fare il bagno perchè non abbiamo portato il costume, ed è finito anche il ridicolo balletto del tenere l'asciugamano per cambiare le mutande di stoffa con altre mutande, di plastica. Il mondo è un posto più semplice.


Un fatto straordinario è che nel 2030 non portiamo più computer in tasca. Il punto di svolta è venuto nel 2027, quando gli smartphone sono stati equiparati alle sigarette, e la loro vendita è stata regolata di conseguenza. In quell'anno, una legge stabilì che gli smartphone dovessero essere venduti con un salvaschermo obbligatorio che dice "usare lo smartphone rende scemi", e il retro di ogni cover "la scienza dice che l'uso dello smartphone e dei social rende ansiosi, insicuri, e incapaci di concentrarsi". C'è voluto un po', ma ci siamo anche resi conto che in fondo non ne avevamo bisogno e basta: che possiamo guardare il tragitto prima di uscire di casa, e che se ci perdiamo possiamo sempre chiedere ai passanti o all'autista del bus; che non c'è bisogno di leggere il giornale o un libro da uno schermo da 6 pollici, perchè tanto le brutte notizie ci arrivano comunque entro sera, e le buone vale la pena guastarsele; che non c'è bisogno di inviare foto delle vacanze sul momento, nè di messaggiarsi di continuo; che non c'è bisogno di essere intrattenuti tutto il tempo. La maggior parte dei luoghi sono ormai smartphone-free, e ci sono delle zone apposta in cui è consentito usarli, in modo simile alle zone fumatori. Abbiamo capito che, come le sigarette inquinano i polmoni, la tecnologia inquina il cervello.

Ci è servito un sacco di sforzo per sbrogliarci nella tecnologia in cui ci eravamo avviluppati – abbiamo ancora strada da fare, ma se non altro ad oggi è vietato vendere smartphone e tablet ai minori di 16 anni, tutti i servizi pubblici devono essere fruibili per via analogica, e c'è un promettente disegno di legge che vieterebbe la pubblicità come modello di business alle aziende private. Questa sarebbe una misura rivoluzionaria, perchè avrebbe un effetto domino che scoraggerebbe le azienda dall'invadere la privacy e raccogliere quanti più dati possibili su ciascuno di noi, per poi rivendere i nostri profili agli inserzionisti. Assesterebbe anche un bel colpo al consumismo, che male non fa. Di riflesso, c'è anche molto meno lavoro nell'IT, e un sacco di persone hanno dovuto trovare qualcos'altro da fare, fosse anche coltivare patate e lavorare a maglia.

Siamo anche (almeno in parte) riusciti a evitare le predizioni di Wall-E, quelle che sembravano così ineluttabili nel 2025. Ora che l'uso dello smartphone è in calo e l'intrattenimento molto più intenzionale, ci sono molte meno persone che girano con le cuffie e non proferiscono parola, creando quell'aria angosciante che si respirava sulla metropolitana delle grandi città nei primi anni 2020. Capita sempre più spesso che qualche bimbo indichi e faccia un commento inappropriato, che due sconosciuti si scambino commenti sulla giornata ... pure che qualche amore sbocci da uno sguardo e un sorriso. Messi un po' da parte gli schermi, abbiamo ricominciato a coltivare le nostre relazioni sociali, a dar loro l'importanza che meritano.


Nel 2030 si vede tanta gente andare in giro in una mise che per gli standard del 2020 avremmo definito da pezzente: oggi, avere i calzini bucati è normale, mentre averli spagliati (ma interi) fa ricco. E poi zaini scuciti, occhiali rigati o con una stanghetta sola, felpe sfilacciate, maglioni coi gomiti consumati e già rammendati due volte, magliette così consunte che quasi ci si vede attraverso. Il motivo è di sicuro che le persone hanno guadagnato fiducia in se stesse e siamo riusciti a rendere di massa l'idea che conti di più la sostanza rispetto alla forma. Soprattutto però, si è sviluppata una consapevolezza che le cose constano – non soldi, ma risorse, e che quindi tutti i manufatti vanno usati finchè non si sciolgono. Abbiamo ora ben chiaro che le risorse non sono infinite, e che dobbiamo trattarle come l'acqua del nostro pozzo: quando finiscono, siamo morti.

Siamo diventati molto più attenti soprattutto dopo lo scandalo green del 2029, quando ci siamo resi conto che i tanto attesi impianti di carbon capture sono delle costosissime tonnellate di ferraglia. Stiamo lavorando per decommissionare i pochi impianti già costruiti nei primi anni 2020 e piantare l'equivalente in alberi nei nostri ambienti quotidiani; costano poco, hanno manutenzione quasi nulla, e allargano il respiro di tutti. C'è stata una forte opposizione della green lobby, perchè l'ambientalismo era il più grosso mercato criminale legale fino a qualche anno fa. Alla fine però, per una volta, la politica ha fatto la voce grossa e ne siamo usciti bene – non tanto perchè anche il parlamento sia diventata un idilliaco ritrovo di saggi (non siamo così evoluti), ma perchè ha dovuto cedere alle enormi proteste di piazza degli ultimi anni. Gli stati sono stati praticamente fermi per mesi: tantissime persone lavoravano come al solito per il loro prossimo, ma avevano smesso di pagare le tasse.

Abbiamo anche imparato a risparmiare elettricità man mano che diventava più costosa, già dal 2021. Bere in un bicchiere e metterlo subito a lavare è oggi più barbaro che buttare una cartaccia per terra. Abbiamo trimezzato il numero di lavatrici mensili e anche il numero di ore passate alla tv: c'è un certo stigma sociale nei confronti di chi si intrattiene troppo in attività passive, e passiamo semplicemente più tempo all'aperto, a ricamare, a leggere, a scrivere, ad ascoltare. La prossimità fisica alle attività che ci piacciono e il trasporto molto ridotto hanno molto contribuito a ridurre i consumi.


Su pressione degli insegnanti, di recente il sistema scolastico è stato rovesciato: ora diamo agli alunni la possibilità di disegnarsi il proprio curriculum, e noi contribuiamo aiutandoli a trovare dei mentori nelle attività che li interessano. Li obblighiamo però anche ad esporsi ad altre attività, e loro riconoscono che lo facciamo per loro bene e non per un nostro tornaconto.

In generale, siamo ritornati a stimare il valore dell'istruzione: di chi si spende per imparare (per davvero, non solo per passare dei test) e di chi si spende per insegnare (per davvero, non dando voti alti per non avere grane con i genitori).


Una cosa meravigliosa del 2030 è che ogni mattina, tutte le coppie, i coinquilini, le famiglie, si abbracciano e si comunicano che la prossimità fisica è la loro energia, e tornano a sera per abbracciarsi di nuovo e preparare la cena, fare il pane, la pizza, e si ricordano che questo è l'importante: vivere in adagio. Tutto il resto è contorno.